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Anno: VIII: 2012/2013
Numero: 36
del 23-03-2013
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La libertà nella clausura
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Nel corso di quest’anno della Fede i nostri catechisti ci hanno presentato molti stili di vita cristiana. Ci hanno fatto conoscere la vita in comunità dei frati francescani e delle suore di clausura dell’ordine delle clarisse.

Dalla vita di quest’ultime siamo rimasti molto colpiti in occasione di un ritiro che lo scorso 10 Marzo abbiamo fatto come gruppo dei catechisti “junior” presso il monastero di clausura di Paganica.

Suor Rosamaria ci ha parlato della loro vita: le clarisse si svegliano presto e dalla mattina, si dedicano alla preghiera e dedicano molto tempo all’ascolto di ciò che il Signore ha da dire loro: la loro vita si basa sul colloquio quotidiano e assiduo con il Signore.

Nella giornata hanno due momenti di svago uno dopo il pranzo l’altro dopo la cena; ci siamo stupiti di come chiamano questo tempo. Lo chiamano tempo di fraternità, in cui le suore si dedicano alla lettura, agli hobby personali e se il tempo lo permette giocano a pallavolo.

La suora ci ha quindi chiesto se avevamo delle domande da farle, e noi ne avevamo preparate diverse:

1 — “Ma come le è arrivata la vocazione, e quando?”

Ci ha detto che lei aveva 26 anni quando il Signore l’ha chiamata. Non la chiamò all’improvviso, ma gradualmente. Il Signore le fece scoprire molto lentamente ciò che aveva in serbo per lei, e lei ebbe la curiosità di venire a contatto con il mondo delle suore.

2 — “La clausura non le ha tolto molte libertà? E come fa a rimanere libera?”

Ci ha sorpreso dicendo che lei è liberissima anche dietro quelle sbarre, quel confine invalicabile, in quanto ha trovato la libertà nella povertà delle suore di Santa Chiara. Il suo concetto di libertà non è “faccio ciò che voglio” andando allo sbaraglio.

Ha detto: “io da questo luogo faccio più cose di chi è libero di recarsi ovunque poiché con la preghiera posso abbattere qualsiasi barriera, oltrepassando qualsiasi muro”.

3 — “Prima di diventare suora, si è mai fidanzata? I suoi genitori come hanno preso la sua volontà di farsi suora?”

«Sì, ero fidanzata già da tempo ed il Signore ha usato proprio il mio ragazzo per chiamarmi alla clausura. Un giorno lui mi disse che se volevo potevo andare a studiare alla facoltà di scienze teologiche per insegnare religione, e lì mi innamorai di Cristo; in seguito venni in contatto con i frati, ed ascoltando i loro discorsi mi persi nel mondo di santa Chiara e di san Francesco.

Vedevo la felicità dei frati e li tempestavo di domande.

Poi chiedevo al Signore “Dio, che cosa vuoi da me?” I frati mi invitarono in un pellegrinaggio ad Assisi, ed avevo ancora questa domanda che mi perseguitava; durante la confessione in cui mi confidai su questo con un frate, egli mi diede un libro su santa Chiara. Leggendolo rivedevo nei sogni di Chiara i miei e trovai una grande gioia che non se ne è mai andata.

Con i miei genitori andò peggio. All’inizio non dissi loro tutto, dicendo che andavo all’Aquila da amici, mentre invece ero andata a fare un periodo di prova in convento.

Per trovare un momento adatto per comunicargli la notizia pregai a lungo.

Quando alla fine ho preso coraggio e l’ho detto loro, mia madre inizialmente è scoppiata in lacrime, dicendo che da me voleva dei nipoti, ma il giorno dopo mi si avvicinò, e, mentre io pensavo che mi volesse dare uno schiaffo, lei invece mi abbracciò e mi disse che aveva parlato con il parroco il quale le disse che non era un maledizione avere una figlia che si vuole fare suora ma una benedizione di Dio. Mi disse che se ero felice con le suore sarebbe stata ancora più felice lei.

Mio padre disse solo una cosa: “Ma perché a L’Aquila che fa freddo?”».

4 — “Quali erano i suoi sogni prima della vocazione ?”

«Il mio sogno era sposarmi, avere tre bambini e partire in missione, volevo aiutare tutti in qualsiasi posto si trovava il bisognoso, volevo anche aprire una casa-famiglia.

Adesso ho pienamente soddisfatto i miei sogni in quanto posso aiutare tutti con la mia preghiera».

Questo discorso ci ha molto stupito in quanto noi avevamo considerato quel posto come una prigione, mentre adesso sappiamo che offre il modo migliore di vivere la libertà.

 

Giulia Giammaria

Leonardo Mastroddi

 


23-03-2013

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