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Anno: VIII: 2012/2013
Numero: 36
del 23-03-2013
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Articolo di giornalino

L’anno della Fede
Autore/i:
Luca Moscardelli

 

L’11 Ottobre 2012, 50° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, ha avuto inizio l’anno della fede che ci accompagnerà fino al 24 Novembre 2013.

È da tempo che il Papa ed i Vescovi insistono sull’importanza di avere una fede adulta e matura, non basata solamente sull’abitudine. Sono diverse infatti le iniziative che negli ultimi anni sono state in questo senso intraprese, a partire dalla promulgazione del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica e senza dimenticare la recente stesura del catechismo dei giovani YouCat, che è stato distribuito anche a tutti i giovani accorsi all’ultima giornata mondiale della gioventù a Madrid.

Perché tutto questo interesse a mettere al centro la fede? Oggigiorno, se veramente vogliamo essere sale della terra e luce del mondo, dobbiamo essere consapevoli di ciò in cui crediamo e capaci di render conto agli altri della nostra fede. Certamente è la testimonianza della nostra vita la via più importante di evangelizzazione; credo però che ad essa vada affiancato l’annuncio della Buona Notizia che noi cristiani abbiamo ricevuto e che non possiamo tenere per noi, dentro le nostre sacrestie o le mura delle nostre chiese: Gesù Cristo, figlio di Dio, 2000 anni fa si è incarnato nascendo in un piccolo paese di nome Betlemme, e pur non avendo commesso nessun peccato ha accettato di soffrire per prendere su di sé tutti i nostri peccati, e ci ha amati fino alla fine, fino alla morte di croce, per poi risorgere e prometterci che quella sua risurrezione sarà anche per noi. È questo l’annuncio che i primi cristiani portavano a chi non conosceva Gesù, ed è ancora oggi questo l’annuncio che tutti noi abbiamo bisogno di ricevere.

Quante volte, anche se battezzati ed a volte anche se praticanti, ci dimentichiamo dell’Amore con cui Gesù ci ha amati? Quante volte ci lasciamo trascinare ed anestetizzare dai mille problemi della nostra vita, e releghiamo il “capitolo Dio”, nel migliore dei casi, ad una partecipazione arida ed abitudinaria alla messa domenicale, lasciando fuori il Signore dalle scelte che davvero contano nella nostra vita? Credo che se davvero ci rendessimo conto della grandezza e della bellezza della nostra fede, se veramente facessimo il nostro incontro personale con Gesù Cristo, un po’ come la Samaritana al pozzo, allora saremmo anche in grado di trasmettere agli altri l’amore per Gesù, saremmo contagiosi perché riusciremmo a mettere insieme la testimonianza di vita con l’annuncio della sorgente da cui le nostre azioni traggono forza ed ispirazione.

Credo che la cartina tornasole della nostra fede sia lo spirito con cui partecipiamo alla Santa Messa festiva: siamo sulla giusta lunghezza d’onda se viviamo la Messa non tanto come la fredda osservanza di un precetto, ma piuttosto come il momento più importante della settimana, l’incontro con il Signore che ci nutre con la Parola e con il suo corpo e sangue nell’Eucaristia. Non credo che quando teniamo ad una persona decidiamo di incontrarla  per una sorta di obbligo morale o perché ci viene imposto da qualcuno; viceversa, incontrarla per noi è una gioia, anzi direi un’esigenza profonda del nostro cuore. E a maggior ragione così dovrebbe essere per l’incontro con il nostro Signore.

Certo, la fede è un cammino, talvolta anche un cammino tortuoso e difficile. Va sempre alimentata e anche nei momenti che ci sembrano più bui non dobbiamo mai dimenticare che non siamo soli, ma siamo una famiglia in cammino, e dunque possiamo e dobbiamo chiedere aiuto e conforto ai nostri fratelli. Mi viene in mente come la beata Madre Teresa di Calcutta abbia attraversato lunghi anni bui, in cui le sembrava di non “sentire più” niente nel rapporto con il Signore; nonostante questo, però, ha avuto la forza di non mollare, di affidarsi ai consigli dei suoi amici sacerdoti, ed ha continuato a nutrirsi continuamente delle parole e del corpo eucaristico di Gesù per poter ri-amare le persone a lei affidate con il Suo stesso Amore, al punto da raggiungere la santità.

Certamente, una volta fatto il “primo incontro” con Gesù, un po’ come succede a due innamorati, si sente sempre di più l’esigenza di conoscerLo in modo approfondito. Ed è per questo che in parrocchia c’è per tutti, dai bambini ai giovani, dai giovanissimi alle famiglie, la possibilità di crescere insieme ai propri coetanei nella fede. L’invito è quello di mettersi davvero in gioco per fare il proprio incontro con Gesù, approfittando di quest’anno della fede per partecipare agli incontri che la parrocchia sta organizzando. Per un elenco dei gruppi e dei giorni degli incontri si veda l’ultima pagina del giornalino.

 

 


22-12-2012

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