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Anno: VIII: 2012/2013
Numero: 36
del 23-03-2013
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Celebriamo il Natale, anche se è un “Natale difficile”
Autore/i:
Padre Candido Bafile

La nostra Comunità parrocchiale celebra nella gioia la festa del Natale.

Ma cosa vuol dire celebrare la festa? Celebriamo solo una bella tradizione caratterizzata dalle luci, dai doni, dal sentimento dell’intimità familiare?

Oppure ci sentiamo veramente coinvolti nel mistero del Figlio di Dio che diventa uomo? Siamo consapevoli che Dio assume e valorizza la storia umana e rende assai rilevanti le nostre responsabilità nei confronti della nostra storia?

L’uomo viene valorizzato in quanto coinvolto in una storia divina fatta di amore che si dona.

Non basta dire che Cristo si è fatto uomo come noi: bisogna capire che noi siamo fatti come Lui e dobbiamo realizzarci come Lui, nella linea di un amore che va da Dio all’uomo e dall’uomo a Dio.

A questo proposito vorrei citare le parole che il Santo Padre ha pronunciato qualche giorno fa nel corso della sua visita alla Parrocchia di Santa Maria delle Grazie nella periferia di Roma, durante la celebrazione della Santa Messa: “So che è un Natale difficile, ma auguro a tutti Buon Natale”.  Il Papa ha invitato i fedeli a “superare i limiti dell’individualismo, della chiusura in se stessi, il fascino del relativismo, per cui si considera lecito ogni comportamento” e a contrastare “l’attrazione che esercitano forme di sentimento religioso che sfruttano i bisogni e le aspirazioni più profonde dell’animo umano, proponendo prospettive di appagamento facili, ma illusorie”.
“La fede - ha ammonito il Papa - è un dono di Dio, ma vuole anche la nostra risposta, la decisione di seguire Cristo non solo quando guarisce e solleva, ma anche quando parla di amore fino al dono di se stessi”. Ed “è mio dovere - ha detto il Papa - raccomandarvi di essere vigilanti e di approfondire le ragioni della fede e del Messaggio cristiano, così come ce lo trasmette con garanzia di autenticità la tradizione millenaria della Chiesa.
Continuate nell’opera di evangelizzazione con la catechesi e la corretta informazione circa ciò che crede e annuncia la Chiesa cattolica; proponete con chiarezza le verità della fede cristiana”.

Inoltre “vorrei insistere - ha affermato ancora - sulla testimonianza della carità, che deve caratterizzare la vostra vita di comunità.”. Perché “in questi anni voi l’avete vista crescere rapidamente anche nel numero dei suoi membri, ma avete visto anche giungere molte persone in difficoltà e in situazioni di disagio, che hanno bisogno di voi, del vostro aiuto materiale, ma anche e soprattutto della vostra fede e della vostra testimonianza di credenti. Fate in modo -ha concluso- che il volto della vostra comunità possa sempre esprimere concretamente l’amore di Dio ricco di misericordia ed inviti ad accostarsi a Lui con fiducia”.

Per fare tutto questo dobbiamo acquistare la mentalità dell’Incarnazione: il Figlio di Dio, incarnandosi, si fa vero uomo, accettando i limiti e i condizionamenti dell’umano, e dentro questi limiti compie la sua missione, rimanendo presente col suo Spirito nel mondo e agendo con fedeltà a Dio e all’uomo coinvolgendo l’uomo nella storia della salvezza.

Celebrare il Natale, allora significherà accogliere la salvezza di Cristo, viverla e comunicarla agli altri; vuol dire capire sino in fondo che Cristo “è il cuore nuovo del mondo” e che se Lui si è fatto simile all’uomo per amore dell’uomo, anche noi dobbiamo farci simili a Lui.

Se avremo compreso queste cose saremo nel nostro mondo la culla che accoglie il Figlio di Dio, la stella che guida i fratelli verso il Salvatore, il dono che si sacrifica per dare la vita.

Saremo anche noi il cuore nuovo del mondo, ad immagine di Cristo, un cuore sempre più grande di ogni offesa per ricordare al mondo come Dio ci ama.

A tutti il mio augurio di comprendere e di vivere il Natale e di gustarne la gioia.

 


15-12-2011

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