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Anno: VIII: 2012/2013
Numero: 36
del 23-03-2013
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Autore/i:
Padre Candido Bafile

Il 28 novembre è iniziato il nuovo anno liturgico con la prima domenica di Avvento.

Avvento, tempo di attesa, tempo di preparazione; attesa e preparazione alla celebrazione della grande festa del Natale; attesa e preparazione all’ accoglienza del Cristo Signore, figlio di Maria, figlio di Dio, amore della nostra fede.

Ma cosa vuol dire celebrare la festa?

Celebriamo solo una bella tradizione caratterizzata dalle luci, dai doni, dal sentimento dell’ intimità familiare? Oppure ci sentiamo veramente coinvolti nel mistero del Figlio di Dio che diventa uomo?

Ma questo significa che Dio assume e valorizza la

storia umana e rende assai rilevanti le nostre responsabilità nei confronti della storia.

L’uomo viene valorizzato in quanto coinvolto in una storia divina fatta di amore che si dona.

Non basta dire che Cristo Gesù si è fatto come noi: bisogna capire che noi siamo fatti come Lui e dobbiamo realizzarci come Lui, nella linea di un amore che va da Dio all’uomo e dall’uomo a Dio.

Per fare questo dobbiamo    acquistare la mentalità dell’Incarnazione: il figlio di Dio, incarnandosi, si fa vero uomo, accettando i limiti e i condizionamenti

dell’uomo e, dentro questi limiti, compie la sua missione, rimanendo presente col suo Spirito nel  mondo e agendo con fedeltà a Dio e all’ uomo, coinvolgendo l’uomo nella storia della salvezza.

Celebrare il Natale vuol dire capire sino in fondo che Cristo «è il cuore nuovo del mondo» e se Lui si è fatto simile all’uomo, esprimendo in gesti concreti, che come i suoi siano segni del rispetto dell’uomo, delle disponibilità ad ascoltarlo e comprenderne i desideri, dell’impegno di imitarlo in modo che ogni uomo possa essere se stesso e realizzarsi nella libertà come figlio di Dio.

Se avremo compreso queste cose, saremo nel nostro mondo la culla che accoglie il figlio di Dio, il dono che si sacrifica per dare la vita.

Saremo anche noi il cuore nuovo del mondo, ad immagine di Cristo Signore, un cuore sempre più grande di ogni offesa per ricordare al mondo    come Dio ci ama.

A tutti e ciascuno l’augurio di comprendere e di vivere il Natale e di gustarne la gioia.

 


13-12-2010

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